di Renato Campinoti
Un libro che va oltre l’omaggio a Shelley e scava nell’anima di Viareggio. Ci volevano la competenza e la vasta cultura letteraria e storica, unite a un grande amore per la sua città, di Manrico Testi, per scrivere, a duecento anni dalla sua morte, un libro così agile e completo su Shelley e sul suo rapporto con Viareggio. Tratteggiati in poche righe i primi accadimenti che favorirono il passaggio di Viareggio da piccolo borgo di poche centinaia di abitanti a cittadina. Come spesso accade nella storia, ci sono fatti che, pur poco percepiti dagli abitanti del tempo, finiranno per determinare i destini futuri dei luoghi e degli abitanti. Saranno insomma, il mito di Shelley, la sua qualità altissima di poeta, sorretta da una fortissima passione etica e sociale, unito a uno sviluppo cittadino favorito dalla ampia imitazione di costruire villette nei paraggi di quella di Paolina da parte delle famiglie nobili lucchesi, che finiranno per segnare, d’ora in poi, il destino del capoluogo della Versilia. Viareggio diventa insieme, la capitale del turismo culturale di stampo anglosassone e non solo mentre cresce e ne indirizza il futuro il turismo balneare. Naturalmente Manrico si concentra soprattutto sui riflessi del naufragio di Shelley e la conseguente crematura, con una gran pira, sulla spiaggia di Viareggio, che apparvero ai romantici del tempo, il compimento di quella ricerca di una morte sublime, spesso da loro agognata. Ma per introdurre il lettore alla comprensione delle radici del mito che Shelley rappresentò per i letterati e i poeti di quel periodo e di quelli seguenti, Manrico traccia una essenziale ed efficace biografia del poeta dei poeti, come sarà da molti considerato. Messo in risalto il carattere non convenzionale della sua formazione, quella che risalta è una visione fortemente intrisa di valori etici e di forti aspirazioni di egualitarismo sociale (basti pensare all’allegoria liberatoria dell’;essere umano presente nel suo capolavoro Il Prometeo liberato) che ne fanno da subito il campione delle correnti socialiste, anarchiche e libertarie che proprio negli anni seguenti al suo sacrificio si vanno diffondendo ampiamente.
Naturalmente Manrico non trascura gli aspetti più caratteristici della visione romantica del suo tempo di cui Shelley era intriso. Analogo ragionamento per il rapporto con l’amore femminile, alla ricerca della donna ideale, che lo porta, lui morto a trent’anni, a passare da due matrimoni, il secondo dei quali, con Mary che gli sopravviverà per quasi trent’anni e sarà l’autrice, tra gli altri, del mitico Frankenstein. Senza trascurare i rapporti con altri letterati del periodo, in primis Lord Byron, l’autore si concentra ora su una dettagliata e puntuale ricostruzione della collocazione del naufragio del poeta e della sua successiva cremazione che trova una sua definitiva ricostruzione nell’area di mare (due miglia circa al largo) non distante dall’attuale monumento al poeta. Altrettanto efficace è la ricostruzione del ritrovamento e, soprattutto, della cremazione. A questo proposito sono da riportare le parole della ricostruzione che ne fece lo scrittore e avventuriero Edward Trelawny che assistette alla bruciatura del corpo di Shelley. l calore del sole e del fuoco era così intenso che l’atmosfera diventò tremula e ondeggiante. Il cadavere si squarciò, e il cuore apparve nudo... ci sorprese tutti vedere che il cuore era rimasto intero; chiaro che su una base del genere era inevitabile che sorgesse il mito di Viareggio e della Versilia come luogo magico e sede privilegiata della cultura poetica e progressista di cui Shelley era portatore. Uno dei capitoli più affascinanti e ricchi di citazioni del libro di Manrico è sicuramente quello dedicato al processo di mitizzazione del Poeta e di Viareggio (con tutta la Versilia). Lasciando al lettore il piacere della lettura anche di questa parte, mi limiterò a mettere in fila alcuni dei nominativi più significativi citati dall’autore come partecipi di tale processo. Si inizia con Gabriele d’Annunzio, per proseguire con Carducci per passare a Rainer Maria Rilke, fino a Leonida Repaci che, insieme a Colantuoni e Salsa daranno vita al famoso premio Letterario Viareggio che, col tempo, aggiungerà il nome dello stesso Repaci al titolo del Premio tuttora in auge. In sostanza conclude Manrico Testi, i romantici inglesi e non soloavevano la certezza di aver trovatoEden che andavano cercando... Sentivano che su quella spiaggia potevano assistere alla nascita della Vita Nuova.
Il lavoro di Testi si conclude con il capitolo dedicato a La valenza della poesia shelleyana dove l’autore dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, di padroneggiare una profonda conoscenza della materia letteraria e poetica a tutto campo e dove, con la citazione di poche righe del testo.
A defence of Poetry dello stesso Shelley fa emergere il suo credo poetico: La poesia - scrive Shelley - è qualcosa di divino. É insieme centro e circonferenza della conoscenza... i poeti sono i non riconosciuti legislatori del mondo. Aggiungendo infine un capitolo con una scelta antologica esemplificante della produzione lirica di Shelley. Manrico ci regala un lavoro completo. Di tutto ciò non possiamo non essere debitori a Manrico Testi che ci ha, via via, fatto conoscere pezzi importanti della cultura viareggina, per cui non resta che aspettare curiosi il prossimo capitolo.
- Shelley a viareggio a duecento anni dalla sua morte di Manrico Testi - Pizzini Editore