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Auser e sindacati pensionati: il “Il Governo metta risorse sull’invecchiamento attivo”

230701 AuserESindacati“Il Governo metta risorse e azioni di sostegno nella normativa sull’Invecchiamento attivo”. E’ una richiesta unitaria dei sindacati dei pensionati e di Auser, Anteas e Ada al Governo 

Ecco quali sono le proposte per i decreti legislativi in attuazione della legge 33/2023 in riferimento all’Invecchiamento Attivo 

L’Italia si trova a essere un Paese con una speranza di vita tra le più elevate al mondo. Occorre però affermare che per molti anziani gli anni di vita che si sono guadagnati non sono vissuti in buona salute (Istat 2021). Pertanto, per evitare che questa conquista diventi un peso e una penalità, per i singoli e per la collettività, sono indispensabili politiche che garantiscano, lungo l’intero arco della vita, il processo di invecchiamento attivo e in buona salute, perché tutti possano vivere una vita lunga e sana. 

Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil - Auser, Anteas, Ada, nel ritenere le persone anziane una risorsa per la collettività, con un ruolo e delle potenzialità non del tutto riconosciute, chiedono da tempo che la materia dell’Invecchiamento Attivo (IA) possa avere una cornice normativa nazionale, che riordini una materia trattata in modo frammentario da norme diverse, motivo per il quale considerano positiva la scelta di aver introdotto il tema dell’invecchiamento attivo nella legge 33/2023. 

Una scelta da sostenere, eliminando, tuttavia, alcuni limiti e ambiguità: il primo limite è che non si prevede una adeguata copertura finanziaria, elemento che rischia di far venire a meno la credibilità della riforma; è altresì ambigua l’impostazione dove si considera il tema dell’Invecchiamento attivo come questione d’interesse delle sole persone anziane. Una legge nazionale dovrebbe infatti, muovere dalla consapevolezza che l’I.A. si costruisce lungo tutto l’arco della vita con politiche a tutto campo così come definito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, dal Piano di azione internazionale sull’I.A delle Nazioni Unite di Madrid e dall’Agenda ONU 2030 sugli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Questa preoccupazione emerge chiaramente dai principi e criteri direttivi indicati nel comma 2 dell’art. 2 e nel comma 2 dell’art. 3 della Legge 33/2023, dove è evidente uno sbilanciamento tra l’attenzione alle persone anziane e un’idea di Invecchiamento attivo valido per tutte le età; nonostante l’incidenza della popolazione femminile, notoriamente più longeva degli uomini, sia un dato importante nella platea degli ultrasessantacinquenni, nella legge 33/2023 è completamente assente un approccio di genere. Le donne, che vivono in media più degli uomini, hanno in media più limitazioni rispetto alla popolazione maschile, e tra queste la solitudine e l’isolamento rappresentano uno dei problemi maggiori; infine, ma non da ultimo, la promozione dell’inclusione sociale e la prevenzione delle fragilità (principio di delega dell’articolo 3) implica azioni mirate anche per “migliorare” i determinanti sociali di salute: reddito, istruzione, abitazione, ambiente e clima, relazioni sociali, ecc. Si tratta di azioni che vanno oltre i limiti specifici della legge in questione ma che reclamano un cambio delle attuali politiche economiche, fiscali, di welfare agite in questi anni dai Governi. I decreti legislativi, devono affrontare adeguate misure per: assegnare finanziamenti adeguati, prevedendo le relative coperture finanziarie (come stabilito dall’art. 8 comma 4 della legge 33/2022) per la loro attuazione; la valorizzazione e l’autodeterminazione delle persone anziane attraverso la loro partecipazione alla vita civile, economica e culturale, in ambiti ben più ampi di quelli indicati dalla legge delega. 

Inserire l’Invecchiamento attivo e in buona salute in tutte le politiche pubbliche nazionali e locali; modificare le condizioni del mercato del lavoro in modo tale da rispondere alle conseguenze economiche e sociali dell’invecchiamento della popolazione. In effetti la precarietà e la discontinuità lavorativa che caratterizza da tempo il mercato del lavoro produrrà inevitabilmente pensionati più poveri, quindi più fragili; definire modalità graduali di uscita dal lavoro, che consentano la riorganizzazione della vita di ogni persona (di scopi e di ruoli) anche attraverso la promozione di iniziative di preparazione al pensionamento. Azioni mirate e attente al tema dell’invecchiamento di genere, che tengano conto delle specificità del processo di invecchiamento delle donne; la trasmissione e la valorizzazione delle competenze e dei saperi, delle esperienze formative, cognitive, professionali e umane delle persone anziane, tra la popolazione anziana e tra le generazioni (anziani discenti e docenti), promuovere azioni per favorire il servizio civile per anziani attivi; assicurare l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. 

Il contrasto alle dipendenze, inclusa la dipendenza da gioco patologico; la ricerca sui processi di invecchiamento tenendo conto delle diverse situazioni socio, economiche, geografiche, sanitarie e ambientali per informare le politiche, basandole su prove evidenti; promuovere misure di contrasto all’ageismo, cosi come sollecitato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (vedi OMS); promuovere e favorire i consumi sostenibili; promuovere e garantire la sicurezza stradale e domestica; sostenere nuove politiche abitative e urbane improntate ai principi dell’ageing in place (invecchiare a casa propria ...) e dell’age friendly city (vedi OMS) con particolare attenzione alle “comunità intenzionali”(vedi partecipa.gov), eventi per favorire l’intergenerazionalità: promuovendo accordi con EE.LL.- università-sindacati pensionati per organizzare convivenza tra studenti e anziani soli anche al fine di calmierare gli affitti. Creare un Osservatorio nazionale per l’invecchiamento attivo (buone pratiche); attivare Tavoli permanenti sull’invecchiamento attivo e di promozione del partenariato a tutti i livelli istituzionali.

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